La strana concorrenza all’italiana

dicembre 15, 2021


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio


Al direttore.
“Il problema con Amazon – scrive Lorenzo Borga sul Foglio di lunedì – è che uccida l’innovazione degli altri”. A preoccupare ancora di più è “il problema con l’Antitrust”: cioè che essa cambi mestiere e che invece di fare gli interessi dei consumatori si metta a proteggere i concorrenti. Col che noi perderemmo un’istituzione essenziale al buon funzionamento del mercato. Noi in quanto italiani, e noi in quanto europei: perché se Roma fa piangere, Bruxelles non fa ridere.

Quello che è successo con la giga-multa ad Amazon è niente in confronto a quello che succederebbe se fosse approvato quanto previsto da un articolo della legge sulla Concorrenza. Infatti finora è l’Antitrust a dovere dimostrare che l’impresa, della sua posizione dominante, che di per sé non rileva, abbia abusato; e deve farlo definendo con precisione il mercato rilevante, e individuando gli episodi contestati. Con la nuova legge invece, se si tratta di piattaforme digitali, diventerebbe sempre presunto l’abuso di posizione dominante, e quindi sarebbe l’impresa a dover dare la prova diabolica di non averlo fatto. Mal posta è anche l’accusa di comprare start-up per “uccidere in culla i nuovi Amazon, Apple e Google degli anni Venti”. Il raffinato e perfetto mercato finanziario Usa non darebbe mai soldi a una start-up che si ponesse un obiettivo così assurdo. Quello di arricchirsi con la quotazione in Borsa è già molto ambizioso, pochi (percentualmente) ci arrivano. Più raggiungibile è destare l’interesse di un’impresa più grande, farsi comprare e così monetizzare. In questo modo si stimola l’innovazione, perché si prospetta a tutti gli startupper un obiettivo meno arduo da raggiungere. “Con la decisione dell’Antitrust”, come ha scritto sul Foglio C. A. Carnevale Maffè, “prende forma il disegno di un’Europa che, dopo aver perso quasi tutti i treni dell’economia digitale per insipienza delle istituzioni e frammentarietà del sistema finanziario e competitivo del Vecchio continente, cerca di riguadagnare spazio politico a suon di multe”.


Non toccate Amazon, nostra deadell’accessibile

Articolo di Giuliano Ferrara pubblicato sul Foglio del 13 Dicembre 2021

Pazienza se è monopolista, per un tratto ne ha pieno diritto. Non ha tradito nessuno, sarebbe ingiusto che fosse tradita, in nome di regole vecchie, da un pugno di burocrati limitati
Giù le mani da Amazon. Antipatizzanti: astenersi dal rompere le palle all’industria clou di questo secolo, o della prima metà del secolo. Amazon è un’amichevole intrusa, una compagna di vita, una performance eccezionale, che ti raggiunge ovunque con la rete delle reti più efficace mai esistita, ribassa i prezzi, eccita i consumi, informa, seleziona il possibile, ti cerca, ti suggerisce, ti aiuta, garantisce spedizioni per ogni dove e in tempi più che ragionevoli, ti tira fuori da un potenziale isolamento, è decisiva in tempi di libertà e ancora più decisiva in tempi di pandemia, di lockdown, di difficoltà sociali, vale cento sindacati, vale un tesoro con i suoi pacchi statuari e simbolici, altro che la Campbell di Warhol, qui è roba classica, da atleta di Mirone, da trasfigurazione fidiaca, Auguste Rodin e i suoi borghesi, Canova, la Pietà di Bezos. Certo, Amazon non può essere sopra la legge, deve pagare il giusto di tasse sui profitti, e può essere accusata di aver contribuito alla fine di tante vecchie, care abitudini, ha dato una mano alla crisi dei giornali di carta, ma chissà, se domani qualcuno potrebbe risollevarli, è lei.
Lei può ormai fare tutto o quasi, e tutto bene, in tempo, diffusamente, egalitariamente. Pazienza se è monopolista, per un tratto ne ha pieno diritto, è arrivata prima e meglio, ha innovato, ha fatto il suo dovere; pazienza se danneggia il mio amato mercato di prossimità, e non lo credo, se fa chiudere qualche libreria, ma invece stimola la lettura e l’acquisto di buoni libri e di pessimi senza il sopracciò dei festival di cultura, così, catalogando Dante e Fabio Volo. Amazon è una divinità, una entità superiore. Ne tengano conto quelli che le vogliono male, annidati nelle Autorità, nelle Commissioni, in qualche sindacato malmostoso, in qualche governo. Bezos dovrebbe comprarsi pagine e pagine di giornali, e ci farebbe decisamente un favore, per domandare a tutti i suoi nemici: e voi in questi anni che cosa avete combinato di utile e di necessario, di piacevole e di abbondante, per la gente comune, per il rilancio dell’economia e dei consumi, per la diffusione della cultura, dell’alfabetizzazione digitale e non? Siete sicuri di poter disporre di una cattedra solenne per impartirci una lezione al giorno, per cercare di limitarci, di intimidirci, di sputtanarci? Guardate dentro le vostre gesta, noi abbiamo rispetto per voi, e rendiamo omaggio alle regole, ma le abbiamo trasgredite in una logica imperiale per il bene nostro, che è il motore di tutto, e per il bene di una causa universalistica, che riguarda dunque tutti e contro la quale non vale l’ira invidiosa di pochi. Sarei disposto a molto, perfino a una sottoscrizione, alla formazione di un comitato, allo sciopero, a un appello di intellettuali impegnati, e tutto per lei, per Amazon, la divina incarnazione dell’accessibile, una specie di fenomeno spontaneo del mercato che ha fatto del mio laptop uno strumento di libera conquista di ciò che mi serve e anche un veicolo spendaccione, inutile ma piacevole, di acquisizione di quanto potrebbe non servirmi, ma ovviamente sono affari miei e della mia economia domestica. Amazon non ha tradito nessuno, a quanto se ne sappia, lavora con persone e algoritmi al passo del presente e forse anche dell’inafferrabile futuro, sarebbe sommamente ingiusto che in nome di regole vecchie, con categorie anzianotte, un pugno di burocrati limitati tradisse lei, la Dea.

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