Rubrica “Porto Franco” sul congresso dei Ds
Ma questi se lo pongono o no il problema di come e a chi prendere i voti che ci mancano? E’ la domanda che ci facevamo ieri dopo aver sentito gli interventi di Giovanni Berlinguer, Fabio Mussi, Pietro Folena, Giovanna Melandri, Cesare Salvi e molti altri del «correntone». Il fastidio per i cosiddetti «dieci anni di esami del sangue», tambureggiante sulle loro bocche, rivela proprio solo la pericolosa tendenza a sfuggire alla realtà amara delle ragioni della durissima sconfitta elettorale e a rifugiarsi nel ruolo minoritario e tradizionalmente «intransigentista» degli interessi della vecchia sinistra di classe?
Certo, so bene che il successo di cui godono nella «pancia» diessina i tanti frenatori è davvero largamente superiore a quel terzo di voti congressuali che hanno raccolto. Scontiamo pure il roccioso attestarsi di Salvi sulla sinistra del lavoro (tra l’altro l’unico a non negare la possibilità di una scissione), o l’adesione di Berlinguer a un passato che ha particolari ragioni di sentire suo: ma gli altri? Possibile che siano tutti ciechi? Poco per volta si faceva strada un’altra chiave di lettura. E cioè che questi no a Fassino servano a guadagnare tempo, e che in luogo del suo slogan «cambiare per non morire», ne propongano un altro, «non cambiare e attendere». Attendere la fine della legislatura, perché arrivi in campo un altro leader che, con ben altra autorevolezza, conduca lui la campagna elettorale: questo leader non può essere che Sergio Cofferati. Se è così Piero Fassino non avrà una vita facile. Se è così la partita vera se la giocheranno i due personaggi che solo oggi entrano, e sia pure lateralmente, nel congresso: Giuliano Amato e Sergio Cofferati. E D’Alema? A noi liberal ha detto di avere bisogno del nostro appoggio. In privato, a chi gli chiedeva le ragioni dell’insistenza per la presidenza, ha risposto di «essere meno ingombrante con quell’incarico piuttosto che senza». Avrà le mani libere, visti gli applausi unitari che ha preso. Ha fatto un discorso da statista europeo: e Amato dovrà fidarsi di questa sua ambizione, nello scontro che da oggi inevitabilmente si apre col leader della Cgil. Auguri!
novembre 18, 2001