Al direttore.
È altamente probabile che molti di quelli che riempiono le piazze urlando a favore di Hamas, di quelli che hanno strappato le bandiere di Israele, molti dei professori che si rifiutano di firmare mozioni contro l’aggressione di Hamas, il 27 gennaio vorranno anche pubblicamente partecipare al Giorno della memoria. Come fanno a non sentire la contraddizione tra il ricordare il genocidio degli ebrei perpetrato dai nazisti, e il sostenere un movimento che ha nel proprio statuto l’obiettivo di farne un secondo, sterminando gli ebrei in quanto ebrei e cancellando Israele da qualunque carta geografica? Ricordare il passato dovrebbe servire al “mai più”: come fanno a dirlo coloro che sostengono un movimento politico che dice di battersi per “ancora una volta”? Problemi loro.
Quelli di cui non possiamo non occuparci sono i problemi degli altri: di quelli che sono vicini a qualcuno che fu colpito da quelle vicende, o che semplicemente, in quanto uomini, sentono il peso di quanto altri uomini fecero, senza esserne impediti. Per loro (per noi) in una ricorrenza voluta proprio perché quell’orrore non abbia mai più a ripetersi, trovarsi fianco a fianco con persone che parteggiano per chi vuole che succeda di nuovo, riacutizza una ferita che non si rimarginerà mai. Se c’è il rischio che la partecipazione alla ricorrenza serva a giustificare il consenso manifestato a coloro che lo stanno ripetendo, la soluzione è una sola: cancellare l’occasione di farlo, abolire il Giorno della memoria. Non abbiamo memorie in comune. Dato che è impossibile distinguere le persone in base a ciò che vogliono commemorare, e (da noi) ciascuno è volterrianamente libero di manifestarlo pubblicamente, non contribuiamo a mantenere in vita quella che rischia di diventare una oscena commistione.
La risposta del Direttore
Mai più? Per Hamas ancora e ancora. Due popoli e uno stato
Purtroppo, sulla memoria che si perde via, aveva capito tutto l’attore Sacha Baron Cohen, che nel 2006 registrò una canzone solo apparentemente ironica. Tema: “In My Country There Is Problem”. Svolgimento: “In my country there is problem / And that problem is the Jew / They take everybody money / They never give it back / Throw the Jew down the well / So my country can be free”. Da mai più a ogni giorno di più.
ARTICOLI CORRELATI
Memoria, il ricordo della nuova Shoah
di Milena Santerini – La Repubblica, 3 gennaio 2024
Il ritorno degli incubi peggiori
di Danilo Taino – Il Corriere della Sera, 1 novembre 2023
L’autorità delle vittime
di Luigi Manconi – La Repubblica, 1 novembre 2023
Dalla parte delle vittime
di Luigi Manconi – La Repubblica, 25 ottobre 2023
novembre 2, 2023