Iniziativa interessante: fare una cosa insieme traendo vantaggio dall’essere divisi
La «pace» tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti? «A scommetterci l’idea è venuta a mio fratello che l’avrà proposta a Berlusconi: sapendo che non poteva dire di no. Avrebbe voluto dire che non aveva fiducia nelle imprese italiane o nel fiuto di mio fratello», sostiene Franco De Benedetti, senatore Ds e fratello dell’Ingegnere.
Ci spieghi meglio.
«Una cosa è sicura: né l’uno né l’altro faranno una Gepi con i propri soldi. E neppure progetti che prevedono un convertendo, per capirci. Però l’idea è brillante: fare una cosa insieme traendo vantaggio dall’essere divisi. E’ come se dicessero: guardate, noi siamo divisi su tutto, in politica, in affari, ma abbiamo in comune solo la fiducia nel Paese, dove ci sono risorse e competenze per far ripartire l’economia. E’ proprio il fatto che le contrapposizioni tra i due permangono a fare da traino all’iniziativa.
Ma è vero che il Cavaliere e l’Ingegnere hanno fatto la pace o è solo business?
«Se avessero fatto la pace, forse non avrebbero fatto il fondo insieme. Hanno messo da parte gli elementi di conflitto più virulenti».
Il fondo sarà quotato. Crede che farà un buon affare chi scommetterà sul fiuto per gli affari del Cavaliere e dell’Ingegnere insieme?
«In passato la Borsa ha guadagnato con loro. E loro con la Borsa. Quando mi sono arrivate le prime voci che indicavano la Lehman, ho chiamato Ruggero Magnoni: hai fatto un’altra volta il secondo colpo del secolo, gli ho detto. Il primo era stata l’Opa su Telecom con Colaninno, che con questi chiari di luna, appare sempre di più un’operazione modello».
luglio 29, 2005