Sulla Banca d’Italia l’obiettivo politico vero da perseguire «sono le regole, non le persone». Quindi è sulla legge che la «politica deve trovare uno scatto d’orgoglio per risolvere un problema che riguarda l’istituzione e non tanto la persona del Governatore».
Il senatore Ds, Franco Debenedetti, all’indomani della sostanziale assoluzione di Antonio Fazio da parte della Bce rilancia la palla nel campo della maggioranza e guarda alla conferenza dell’Aspen di giovedì prossimo dedicata alla legge sul risparmio come occasione per ridare contenuti forti al disegno di legge.
Per Debenedetti, oltre ai nodi già ben conosciuti della collegialità e del trasferimento all’Antitrust delle competenze sulla concorrenza, c’è un punto chiave, nuovo, su cui intervenire: «Vanno modificate le norme applicative dei criteri prudenziali in cui Bankitalia ha introdotto un eccesso di discrezionalità che va oltre il dettato del Testo unico bancario».
Le considerazioni di Debenedetti partono da un’analisi politica della decisione assunta dalla Bce giovedì scorso. «Trovo penoso questo modo di affrontare i problemi, cioè di attendere sempre dagli altri la soluzione dei problemi. Prima si è invocato il giudizio di Francoforte e ora quello di Bruxelles. O peggio ancora come è stato tentato di recente di vedere cosa facevano le procure. La questione è politica ed è la politica che deve dare una risposta forte. L’obiettivo, ribadisco, sono le regole, e lo sono a maggior ragione se, come dice la Bce, il Governatore si è mosso in linea con la legge nazionale. Allora appare chiaro che è la legge da cambiare. Se il Governatore non rassegna le dimissioni forse pecca di sensibilità istituzionale, ma questo non colma una carenza legislativa».
Insomma è il momento che il ministro Giulio Tremonti e la maggioranza trovino la strada per arrivare a un «cambio vero e sostanziale delle regole, che modifichi la struttura piramidale, autocratica e autoreferenziale del sistema bancario così come è stato sotto la gestione di Fazio».
Un piatto ricco, quello proposto dal senatore ds, alla conferenza Aspen di giovedì prossimo, che sulla scena tra gli altri vedrà Tremonti, Giuliano Amato, Franco Bassanini, Luigi Abete, Enrico Letta, Lorenzo Bini Smaghi, Lamberto Cardia, Vittorio Grilli, e Antonio Catricalà. È stato proprio il presidente dell’Antitrust che di recente ha sollevato il nodo sulle competenze relativamente alle intese in campo bancario: «Queste dovrebbero passare all’Autorità mentre sulle concentrazioni ci dovrebbe essere una competenza condivisa, dove comunque in ultima istanza prevalga il giudizio di Bankitalia sulla stabilità. Gli assetti proprietari sono stati gestiti fuori da logiche di mercato e di concorrenza usando gli strumenti della vigilanza e della stabilità. Ecco perché, anche su questo fronte, bisogna assolutamente evitare un compromesso al minimo».
Debenedetti confida, quindi, in una forte intesa bipartisan di marca Aspen «per superare le resistenze che finora si sono opposte a una riforma dei poteri della Banca d’Italia».
novembre 6, 2005