«Non sarò il Cavaliere della sinistra»

febbraio 22, 1994


Pubblicato In: Varie


intervista di Adalberto Falletta

Sospira: «Si, è stata una decisione sofferta». Precisa: «Nessuno mi ha costretto, si capisce. Ho valutato la si­tuazione in cui versa il no­stro Paese. E ho accettato di scendere in campo». Si accalora: «Macché anti-Berlu­sconi! Io non ho televisioni, né giornali. Sono un im­prenditore che farà la sua campagna elettorale in un ufficio di duecento metri quadrati, mica il leader di un’agguerrita formazione politica». L’ingegner Fran­co Debenedetti, 61 anni, fra­tello dell’ingegnere per an­tonomasia, ovvero l’im­prenditore rosso protagoni­sta di una rivalità quasi mi­tica con il Cavaliere di Arcore, è lusingato dal confron­to. Ma non ci sta.

Non ci sta a passare per il candidato eccellente lancia­to in campo quasi in extre­mis da un fronte di sinistra sempre meno spavalda­mente sicuro della vittoria. L’ingegnere Debenedetti presidente dimissionario della Sasib (gruppo Cir, quasi mille miliardi di fattu­rato) contenderà al polo moderato niente meno che il collegio senatoriale 1 di Torino. Terreno di scontro storico, una volta, tra penta­partito e sinistra comuni­sta; campo di battaglia deci­sivo, oggi, nelle prime ele­zioni della seconda Repub­blica, tra il fronte guidato da Forza Italia e la variegata brigata rosso-verde sotto le cui insegne l’ex sindaco Die­go Novelli va a braccetto dell’ex demoproletario am­bientalista Edo Ronchi e del rifondatore comunista Bertinotti.

Ingegnere, va bene la nuova legge elettorale, che induce ad alleanze, ma non trova un pò imbarazzante la compagnia?

«E perché mai? La nostra è un’alleanza elettorale, non un’alleanza di governo…».

Un gran borghese come lei che chiede voti anche ai fans di Bertinotti, quello che vuole tassare i Bot…

«Un momento. Bertinotti può dire quello che vuole, io vorrei sommessamente ri­cordare che quando si han­no due milioni di miliardi di debito c’è poco da scherzare con certi argomenti».

Il fatto è che Bertinotti non scherzava.

«E io neppure. Io mi con­sidero un candidato di uno schieramento che sostiene l’ipotesi di un nuovo gover­no Ciampi e non mi risulta che l’ex governatore della Banca d’Italia stia smanian­do dalla voglia di tassare piccoli risparmiatori».

Nella zona operaia del suo collegio forse queste di­chiarazioni non piaceranno.

«Me ne rammarico, ma non posso accettare ambi­guità su un terreno cosi deli­cato. Sono fermissimo, su questo punto. Del resto, sa, io non ho posizioni politi­che da difendere. Mai avuto tessere. La mentalità asso­ciazionistica è cosi lontana dal mio modo di ragionare che stavo perfino per essere espulso dal Rotary, pensi un pò!».

Un rotariano arruolato dalla sinistra riuscirà a to­gliere voti alla destra?

«No, guardi, al gioco del­l’Ingegnere contro il Cava­liere io proprio non mi diver­to. Glielo ripeto: io non sono l’anti-Berlusconi. La mia campagna elettorale non è neppure lontanamente comparabile a quella del leader di Forza Italia e dei suoi mezzi di informazione».

Continua a dimenticare che suo fratello, il presiden­te della Olivetti, qualche le­va nel campo dell’informa­zione la detiene. Franca­mente, Ingegnere, non crede che le obiezioni sollevate per Berlusconi imprendito­re-politico potrebbero vale­re in buona misura anche per lei?

«Le ho detto della sobrie­tà della mia campagna elet­torale».

Suo fratello, insomma, non muoverà un dito. Re­pubblica e L’Espresso la trat­teranno come un candidato qualunque?

«Ma certamente. Il pro­blema non si pone proprio. Le mie dimissioni dalla pre­sidenza della Sasib dovreb­bero togliere ogni dubbio sulla volontà di non creare commistioni».

Se è per questo, anche Berlusconi si è dimesso dal­la Fininvest. Eppure gli at­tacchi continuano, e sempre piú aspri

«Io parlo per me e le assi­curo che non farò una telefonata a Scalfari o al diretto­re dell’Espresso per avere un trattamento di favore. Io, lo ha constatato anche lei, sono disponibile con chiunque. Ringrazio lei per questa intervista. Ho rin­graziato ieri un suo collega del Resto del Carlino (che tra l’altro non arriva neppu­re, qui a Torino). Ringrazie­rò gli altri giornali che mi dedicheranno attenzione».

E anche su Repubblica ripeterebbe che i program­mi economici dei suoi com­pagni di strada non sono se­ri, ma anzi pericolosi?

«Certo che lo ripeterei. Parola di Debenedetti».

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