intervista di Adalberto Falletta
Sospira: «Si, è stata una decisione sofferta». Precisa: «Nessuno mi ha costretto, si capisce. Ho valutato la situazione in cui versa il nostro Paese. E ho accettato di scendere in campo». Si accalora: «Macché anti-Berlusconi! Io non ho televisioni, né giornali. Sono un imprenditore che farà la sua campagna elettorale in un ufficio di duecento metri quadrati, mica il leader di un’agguerrita formazione politica». L’ingegner Franco Debenedetti, 61 anni, fratello dell’ingegnere per antonomasia, ovvero l’imprenditore rosso protagonista di una rivalità quasi mitica con il Cavaliere di Arcore, è lusingato dal confronto. Ma non ci sta.
Non ci sta a passare per il candidato eccellente lanciato in campo quasi in extremis da un fronte di sinistra sempre meno spavaldamente sicuro della vittoria. L’ingegnere Debenedetti presidente dimissionario della Sasib (gruppo Cir, quasi mille miliardi di fatturato) contenderà al polo moderato niente meno che il collegio senatoriale 1 di Torino. Terreno di scontro storico, una volta, tra pentapartito e sinistra comunista; campo di battaglia decisivo, oggi, nelle prime elezioni della seconda Repubblica, tra il fronte guidato da Forza Italia e la variegata brigata rosso-verde sotto le cui insegne l’ex sindaco Diego Novelli va a braccetto dell’ex demoproletario ambientalista Edo Ronchi e del rifondatore comunista Bertinotti.
Ingegnere, va bene la nuova legge elettorale, che induce ad alleanze, ma non trova un pò imbarazzante la compagnia?
«E perché mai? La nostra è un’alleanza elettorale, non un’alleanza di governo…».
Un gran borghese come lei che chiede voti anche ai fans di Bertinotti, quello che vuole tassare i Bot…
«Un momento. Bertinotti può dire quello che vuole, io vorrei sommessamente ricordare che quando si hanno due milioni di miliardi di debito c’è poco da scherzare con certi argomenti».
Il fatto è che Bertinotti non scherzava.
«E io neppure. Io mi considero un candidato di uno schieramento che sostiene l’ipotesi di un nuovo governo Ciampi e non mi risulta che l’ex governatore della Banca d’Italia stia smaniando dalla voglia di tassare piccoli risparmiatori».
Nella zona operaia del suo collegio forse queste dichiarazioni non piaceranno.
«Me ne rammarico, ma non posso accettare ambiguità su un terreno cosi delicato. Sono fermissimo, su questo punto. Del resto, sa, io non ho posizioni politiche da difendere. Mai avuto tessere. La mentalità associazionistica è cosi lontana dal mio modo di ragionare che stavo perfino per essere espulso dal Rotary, pensi un pò!».
Un rotariano arruolato dalla sinistra riuscirà a togliere voti alla destra?
«No, guardi, al gioco dell’Ingegnere contro il Cavaliere io proprio non mi diverto. Glielo ripeto: io non sono l’anti-Berlusconi. La mia campagna elettorale non è neppure lontanamente comparabile a quella del leader di Forza Italia e dei suoi mezzi di informazione».
Continua a dimenticare che suo fratello, il presidente della Olivetti, qualche leva nel campo dell’informazione la detiene. Francamente, Ingegnere, non crede che le obiezioni sollevate per Berlusconi imprenditore-politico potrebbero valere in buona misura anche per lei?
«Le ho detto della sobrietà della mia campagna elettorale».
Suo fratello, insomma, non muoverà un dito. Repubblica e L’Espresso la tratteranno come un candidato qualunque?
«Ma certamente. Il problema non si pone proprio. Le mie dimissioni dalla presidenza della Sasib dovrebbero togliere ogni dubbio sulla volontà di non creare commistioni».
Se è per questo, anche Berlusconi si è dimesso dalla Fininvest. Eppure gli attacchi continuano, e sempre piú aspri
«Io parlo per me e le assicuro che non farò una telefonata a Scalfari o al direttore dell’Espresso per avere un trattamento di favore. Io, lo ha constatato anche lei, sono disponibile con chiunque. Ringrazio lei per questa intervista. Ho ringraziato ieri un suo collega del Resto del Carlino (che tra l’altro non arriva neppure, qui a Torino). Ringrazierò gli altri giornali che mi dedicheranno attenzione».
E anche su Repubblica ripeterebbe che i programmi economici dei suoi compagni di strada non sono seri, ma anzi pericolosi?
«Certo che lo ripeterei. Parola di Debenedetti».
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febbraio 22, 1994