Caro direttore,
purtroppo la secessione leghi-sta prima e la tempesta giudiziaria poi stanno distogliendo l’attenzione da una partita decisiva che in questi giorni si sta giocando sul terreno del bilancio e della moneta: da esso dipenderà il nostro futuro per generazioni.
Avviene così che il desiderio di non esporre la finanziaria a proteste e a veti conduca a quella che pare una colpevole gara tra tutte le componenti politiche, maggioranza e opposizione, a negare a Ciampi i tagli che giustamente chiede. Magari da parte degli stessi che accusavano Romiti di antieuropeismo quando sollevava il problema dell’occupazione da affiancare al rigore dei conti.
E così assistiamo all’incomprensibile silenzio sotto cui tutte le parti politiche stanno facendo passare la scelta decisiva con cui Ciampi proprio in queste ore è alle prese. La scelta cioè di dire no, non da peccatore isolato, ma da partner responsabile, a richieste tedesche che purtroppo assumono toni quasi da diktat. La costruzione di una posizione che, se posta con responsabilità, avrebbe visto accomunati molti Paesi europei, una posizione cioè capace di respingere una visione «persecutoria» della convergenza monetaria, tanto più realistica in un’Europa con 20 milioni di disoccupati, è il tema su cui si dovrebbe raggiungere un’intesa tra maggioranza e opposizione. Ne va del futuro nostro e dell’intera Europa politica, che non può rimanere oltre materia per soli addetti ai lavori.
Invece Ciampí si trova isolato sulla finanziaria, ed isolato a resistere alle pressioni dei tedeschi. Chi gli nega i tagli dice di voler Maastricht, ma forse non si rende conto di che cosa Maastricht sta diventando, con la Spagna sicuramente dentro e noi sicuramente fuori.
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settembre 22, 1996