Intervista di Patrizia Rettori
La tempesta Montedison si è abbattuta sul mondo politico con effetti singolari. Ulivo e Casa della Libertà erano uniti prima delle elezioni attorno al decreto varato dal governo Amato per sterilizzare il peso del colosso francese Edf. E lo sono anche adesso che nella partita è entrata la Fiat: il governo dichiara la sua neutralità, e l’ex presidente della Camera Violante apprezza. Eppure la vicenda ormai non è più solo nella scalata di un monopolista straniero ad una grande azienda italiana: il paesaggio finanziario può uscirne sconvolto, con il declino di Mediobanca e l’ascesa della Fiat. In più. ed è una malignità di dominio pubblico, tutto nascerebbe da un patto Agnelli-Berlusconi: l’Avvocato ha appoggiato il Cavaliere in campagna elettorale, il governo ricambia lasciando mano libera alla Fiat. Franco Debenedetti, senatore dell’Ulivo, dissente sia dal suo schieramento che dal governo.
Senatore, siamo alla vigilia di un terremoto nel mondo economico italiano?
«Terremoto è la parola giusta, e cercare di capire che cosa succederà è cosa che non interessa solo gli analisti finanziari e i commentatori economici. Ma io faccio il parlamentare e domani (oggi per chi legge, ndr) siamo chiamati a discutere in commissione Industria al Senato sulla conversione del decreto che sterilizzava i voti Edf. Questo è il mio mestiere e quindi questo è ciò su cui in primo luogo sto ragionando»«
Ragioniamo, allora.
«Il decreto è chiaramente protezionista: io stesso l’ho criticato perché, come tutti i protezionismi, fa pagare dei prezzi ai cittadini. Ma è uno strumento, forse perfino di dubbia legittimità, che però si propone un obiettivo condivisibile: è per guadagnare tempo e ottenere un risultato di liberalizzazione a livello europeo che congela il diritto di voto del 20-25 per cento di Edf al 2 per cento. Questo è lo scopo del decreto. Adesso ci troviamo di fronte a un fatto che non io ma il Financial Times definisce un aggiramento della legge italiana. Allora chiedo: che ci propone il governo, di approvare una legge nel momento in cui viene aggirata?».
Il governo vuole convertire il decreto e dichiara la propria “neutralità vigile”.
«E che cosa significa? Il governo o è fedele o non e fedele all’obiettivo politico della sua legge, non è neutrale. Neutralità su che cosa? Sul fatto che il suo decreto viene sostanzialmente aggirato? Il governo può anche lasciarlo cadere, ma non può farlo approvare come se non fosse accaduto nulla. Sembra una presa in giro».
E che cosa può fare?
«I govemi hanno modi per prevenire atti che ritengono contrari alla propria politica. Poi, se si accorgono che una legge ha lasciato un buco, lo possono chiudere modificando il provvedimento. Se cambiano idea, possono ritirarlo».
E delle malignità su Agnelli e Berlusconi che cosa dice?
«Per carità, risparmiamoci almeno i veleni delle dietrologie. Considerare tutta questa vicenda come uno scambio di favori è un errore che la sinistra non può permettersi: sarebbe autolesionismo. E una vicenda tecnicamente complessa, che riguarda la nostra maggiore industria, che ha anche risvolti internazionali, da cui dipende tra l’altro l’assetto di un mercato come quello elettrico. Serve un’analisi approfondita, serve avere le idee chiare. Se si crea il polverone non si capisce più niente. Non si deve cedere a questa tentazione».
Cioè alla malignità di cui sopra.
«Esattamente. Una sinistra seria, che ha governato il Paese per cinque anni, non può andare dietro alle malignità. Però anche la destra deve sapere che in tema di interessi ha il nervo scoperto: e quindi meno che mai può far finta di niente e nascondersi dietro una finta neutralità».
Però questa storia ha molti altri risvolti. Sembra un passaggio d’epoca, con il declino di Mediobanca…
«Questo fa parte della storia ancora da scrivere. Come le ho detto, ci sono le considerazioni politiche, ci sono quelle di politica economica, in questo caso l’assetto del mercato elettrico, in corso di privatizzazione e liberalizzazione, ci sono le procedure sui mercati regolamentati. C’è anche la fantaeconomia, la speculazione, anche esse cose belle e interessanti, a volte profittevoli. Ma io faccio un altro mestiere».
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luglio 3, 2001