Intervista di S. Cav.
Una sfida alla destra sul suo terreno: le riforme che liberano l’economia. O meglio, quello che dovrebbe essere il suo terreno, perché il senso della sfida è tutto nell’osservazione dello scarso impegno della destra italiana su questi temi. E’ il filo conduttore di Sappia la destra, l’ultimo libro di Franco Debenedetti, uomo d’impresa per molti anni, senatore dei Ds dal1994.«L’ho scritto— dice — anche permettere la Casa delle Libertà di fronte a un paradosso: il dibattito sulle riforme economiche si è svolto tutto a sinistra. Loro sono stati quasi assenti…
La destra è stata all’opposizione. Toccava alla sinistra fare le riforme economiche, non trova?
«Certo. Ma si può condurre un’opposizione dura in Parlamento e partecipare al dibattito sulle riforme…».
E la destra non lo ha fatto?
«Sui temi economici certamente no. In questa legislatura è avvenuto un cambiamento straordinario nella vita economica del Paese. Basti pensare al numero di persone che ha iniziato a investire in Borsa, alle tic, alle privatizzazioni, alla riforma del commercio, alle fondazioni bancarie. Temi su cui la Cell è stata assente o ha frenato».
Quindi lei dice che la sinistra si è rivelata più liberista della destra?
«Lo dicono i fatti. Le sembra normale, per una parte politica che si dichiara liberista, schierarsi contro ogni ipotesi di privatizzazione della Rai? E’ esattamente quello che ha fatto il Polo».
Anche a sinistra non sempre le posizioni di tipo liberale prevalgono sui temi economici…
«E infatti nel libro c’è anche un capitolo chiamato Sappia la sinistra. Sui temi economici si sarebbe potuto fare di più. Però ci sono stati molti passi avanti. Fino a qualche anno fasi discuteva perfino sull’opportunità di privatizzare l’Enel. Ora questa mentalità è un dato acquisito. Ed è importante, perché la gran parte dell’elettorato vuole anzitutto risposte ai suoi problemi. Dove sta scritto che la sinistra non possa avere una proposta per i milioni di titolari di partita Iva? E’ un’idea sbagliata che oltretutto significa rinunciare a vincere le elezioni».
marzo 23, 2001