Intervista di Paolo Griseri
Aver raggiunto «il risanamento economico garantendo al tempo stesso la crescita del paese e il mantenimento della coesione sociale» è un fatto «molto positivo che illumina la legislatura appena conclusa». Franco Debenedetti, senatore uscente e nuovamente candidato dall’Ulivo nel collegio di Torino Centro, rivendica con orgoglio i risultati ottenuti dai governi di centrosinistra e promette agli elettori di «continuare a lavorare in Parlamento per sciogliere i nodi che rallentano la crescita dell’Italia».
Senatore Debenedetti, perché, nonostante questi risultati, l’esito delle prossime elezioni appare tanto incerto?
«Perché nella prima fase della legislatura è stato necessario imporre i sacrifici necessari ad entrare in Europa, riducendo il debito e abbattendo l’inflazione. Ma nell’ultima fase i risultati di questo sforzo si sono visti: l’economia italiana ha un trend di crescita uguale a quello della Germania e significativi segnali di ripresa si avvertono anche nel Mezzogiorno».
Per illustrare il suo apporto a quei risultati lei ha spedito agli elettori una lettera travestita da bolletta del telefono. Non le pare uno scherzo pesante?
«Era certamente uno scherzo ma aveva un contenuto serio. Com’è noto io appartengono a quello che l’onorevole Violante ha chiamato “il filone liberale dell’Ulivo”, l’area che maggiormente ha spin to perle privatizzazioni. E in questo campo abbiamo ottenuto importanti risultati che oggi hanno effetti positivi per i consumatori. Il fatto che, dop ola privatizzazione, le tariffe telefoniche siano scese de120 per cento per i privati e del 30 per cento per le aziende è un risultato concreto di cui beneficiamo tutti».
Le sue posizioni hanno suscitato talvolta critiche. La sua proposta di modifica delle norme sui licenziamenti non è piaciuta alla sinistra…
«La mia proposta, che è stata bocciata e non è più all’ordine del giorno, aveva una ispirazione riformista. La si può certamente criticare ma non si può negare questo carattere: era un tentativo di distribuire meglio le tutele togliendone a chi ne ha di più per garantirle ai lavoratori che oggi non ne hanno alcuna. Se si fosse accettato quel suggerimento avremmo oggi una legislazione simile a quella francese che consentirebbe, come ha fatto Jospin, di inasprire le norme sui licenziamenti. Un provvedimento del genere sarebbe oggi giuridicamente impossibile in Italia. Non è giusto agitare su questi temi il drappo rosso dell’ideologia. Del resto le mie posizioni sono note e chiare e penso che potrebbero essere utili al governo dell’Ulivo. Ma anche se prevalesse Berlusconi credo che sarebbe meglio avere in parlamento un oppositore con le mie idee piuttosto che l’ennesimo suo sostenitore sconosciuto».
maggio 10, 2001