Intervista di Federico Monga
Senatore Franco Debenedetti lei aveva già presentato un disegno di legge sulla modifica del mercato del lavoro e ieri ha annunciato che lo riproporrà. C’è davvero bisogno di mettere mano all’articolo 18?
«Le imprese che non vogliono superare i 15 dipendenti, il diffondersi di forme surrettizie per introdurre flessibilità, quali l’uso e l’abuso di contratti di formazione e lavoro, a termine, parasubordinato: sono tutte ragioni di inefficienza. Di fronte all’incertezza sul costo del licenziamento le imprese o usano strumenti impropri o rinunciano ad assumere».
Analizziamo queste esternalità negative per le imprese.
«In caso di licenziamento per giustificato motivo economico, il giudice può ordinare il reintegro, oltre naturalmente al pagamento di stipendi arretrati, contributi non versati e relative multe. Questa incertezza è un freno per gli investimenti e di conseguenza anche per l’occupazione».
Tra le argomenta zioni più forti di chi dice no ad una maggior flessibilità, c’è il già diffuso utilizzo dei contratti atipici.
«Certo, usare forme contrattuali per ovviare alla rigidità in uscita e non per la loro funzione originaria produce inefficienza».
Perché non le piace la proposta di Marzano?
«Perché né produce efficienza per le imprese, né offre equità ai lavoratori».
Cominciamo dalle aziende.
«Con la proposta Marzano si erge una barriera nel mondo del lavoro: da un lato i lavoratori tutelati dal vecchio contratto, dall’altro i nuovi assunti che possono essere licenziati. Le barriere non aumentano la mobilità, al contrario aumentano le resistenze. Che coesione sociale pensa ci sia in una fabbrica in cui lavoratori superprotetti si trovano a fianco a fianco con lavoratori “licenziabili”? Perché un’azienda “nuova” può licenziare, e la sua concorrente nata l’altro ieri deve mantenere i vecchi vincoli?».
E quanto ai lavoratori?
«Noi riformisti diffidiamo delle scorciatoie, degli interventi settoriali. Cerchiamo di dare risposte complessive con una redistribuzione delle tutele. Oggi chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato ha una specie di assicurazione a vita contro il licenziamento, mentre i parasubordinati non hanno nessuna garanzia. Nella mia proposta invece si toglie qualcosa a chi ha molto per dare qualcosa a chi non ha nulla».
agosto 21, 2001