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→  aprile 9, 2025


Mi racconta mio nipote che nella sezione della prima media della scuola che frequenta nel centro di Milano, finita la lezione alcuni ragazzi, col braccio teso nel saluto romano, fanno suonare sui telefonini a pieno volume una canzone d’altri tempi, «Faccetta nera». Perché è l’inno mussoliniano, avrebbe spiegato un ragazzo. Il fatto è stato confermato da diversi ragazzi e dai loro genitori. La preside sta studiando che provvedimenti prendere. Ai miei tempi sarebbe stato il 6 in condotta, che implicava ripetere l’anno.
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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  marzo 27, 2025


Al Direttore.

Grazie a Dario Franceschini: non se ne poteva più. De Benedetti o Debenedetti, con le varianti del minuscolo maiuscolo. E sempre a chiedere, a precisare, a correggere… Peccato che il nome da signorina che ha poi sposato Benaja non siamo riusciti a trovarlo. Era nato nel 1540, morto nel 1607, scappati, probabilmente entrambi da Isabella la Cattolica. Attraverso la Francia fino a Cherasco.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  febbraio 3, 2025


di Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese
Franco Debenedetti: «Il caso dell’eredità di Vattimo? Caminada è innocente. Io a 92 anni non smetto di sciare»

Franco Debenedetti, è vero che a 92 anni va a sciare?
«Certo. Sulle Tofane. E a Dobbiaco».

Come si arriva alla sua età in piena forma?
«Mio padre è morto a 99 anni: una piccola beffa per uno come lui, che voleva arrivare a cento a tutti i costi».

Genetica, dunque?
«Non so. Posso però dirvi che bevo un bicchiere di rosso a pasto e mangio di tutto, tranne la testina. E ho sempre coltivato il piacere di scivolare nel sonno accompagnato da un bel libro».

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  gennaio 24, 2025


Al direttore.
L’11 gennaio, Stefano Cingolani ha scritto: “Non solo Musk. Anche Zuckerberg e Bezos si inginocchiano a Trump. Il nuovo corso del capitalismo americano. L’andazzo di questi ultimi tempi conduce dritti dritti al crony capitalism, il capitalismo clientelare. In Italia lo conosciamo bene. Per molti versi quello che sta accadendo a Musk e alla sua cricca ricorda la metamorfosi dei Condottieri, protagonisti dell’ultima fiammata del capitalismo italiano negli anni 80 che poi sono passati dalla concorrenza alla concessione governativa, dal mercato allo stato, dai maglioncini alle autostrade: Benetton, Berlusconi, De Benedetti”.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  gennaio 16, 2025

Con Furio Colombo, mancato il 14 Gennaio, eravamo diventati molto amici quando prima delle elezioni del 1996 l’avevo tempestato di richieste perché tornasse in Italia e si candidasse alle elezioni.

Cosa che fece con successo.

È primo firmatario (e io di seguito) della proposta di legge che nel 2000 istituì il 27 Gennaio come Giorno della Memoria.

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Pubblicato In: Varie
→  gennaio 14, 2025


Al direttore.
Avvicinandosi la fine della guerra, Thomas Mann, nel “Doctor Faustus”, scriveva: “Tutto muove e precipita verso la fine, il mondo sta sotto il segno della fine, almeno per noi tedeschi la cui storia millenaria, smentita, portata ad absurdum, sciaguratamente fallita e resa manifestamente erronea dal suo esito, termina nel nulla, nella disperazione, in una bancarotta senza precedenti, in una discesa all’inferno circondata da una ridda di fiamme assordanti. La spessa parete di quella camera delle torture in cui un potere indegno ha trasformato la Germania è crollata e la nostra vergogna è svelata agli occhi del mondo. E’ forse pura ipocondria dire a se stessi che ogni aspetto del carattere tedesco, anche la cultura tedesca, il pensiero tedesco e la parola tedesca sono stati colpiti e messi profondamente in discussione da questa infamante messa a nudo? Siano maledetti, maledetti quei portatori di distruzione che hanno iscritto alla scuola del male una specie umana in origine onesta, piena di senso della giustizia, solo un po’ troppo studiosa. Un po’ troppo incline a vivere di teorie! Ci furono anni in cui noi, figli del carcere, sognammo un anno di giubilo – il Fidelio, la Nona Sinfonia – per festeggiare il giorno della liberazione della Germania, della sua liberazione da se stessa. Adesso solo `l’Apocalypsis cum Figuris’ il frutto del patto diabolico di Adrian Leverkühn può esserci utile, solo quest’opera può sgorgarci come un canto dell’anima, il lamento del figlio dell’inferno, il più spaventoso lamento dell’uomo e di Dio che mai sia stato intonato su questa terra, un lamento che muove dall’individuo e si dispiega sempre più fino ad abbracciare per così dire l’intero cosmo”.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio